Intervista a Mario Thanavaro

Categoria: Le interviste dell'editore 

Caro Mario, nel tuo libro Spiritualità olistica, leggiamo una citazione di un antichissimo testo tibetano: “In quest’epoca degenerata la contraddizione tra le intenzioni e gli atti degli esseri e le perturbazioni degli elementi esterni e interni provocano epidemie e malattie finora sconosciute che colpiscono uomini e animali, sofferenze causate da pianeti, nágagyalpa, demoni ed esseri elementali cattivi. […] Sono annate dure nelle quali scoppiano dispute, lotte e guerre. […] Vi sono terremoti, incendi e disastri dovuti ai quattro elementi”. Sembra una descrizione del nostro tempo, questo vuol dire che la storia è fatta di cicli? E se sì, ogni ciclo contempla un’evoluzione dell’uomo, oppure è un incessante rimestarsi di forze e polarità in cui la coscienza umana non fa che emergere e affondare?

Periodi oscuri, con eventi dolorosi, disastri naturali, carestie, conflitti e guerre ci sono da sempre su questo pianeta. Si ripresentano ciclicamente con intensità diversa secondo la legge del Karma. Questa legge rappresenta la complessa dinamica di causa ed effetto, di azione e reazione. Bisogna tenere conto dell’insieme di cause e condizioni che determinano il sorgere di ogni evento, istante per istante. Oggi viviamo tempi difficili: metà della popolazione mondiale vive con due dollari al giorno ed è evidente che la fame è una tragedia provocata dall’uomo. Molti dei problemi che affliggono l’umanità ora sono ingigantiti. Sono prodotti dall’avidità, dall’indifferenza, dall’ignoranza e spesso dalla crudeltà di altri esseri umani. La coscienza dell’essere umano è ancora condizionata dalla forza delle abitudini e dall’ombra del passato ma possiamo essere liberi, nella misura in cui sviluppiamo una consapevolezza maggiore a questa forza oscura che ci rende ciechi e sordi. Stiamo assistendo al crollo di interi sistemi, ideologici, scientifici, politici, finanziari, economici e religiosi. Allo stesso tempo ci sono i segnali di un’era che si annuncia come il “rinascimento globale” dell’umanità. Ciò sta accadendo in tutti i paesi del mondo! Grazie al non attaccamento, alla non identificazione e alla chiara visione possiamo guardare al futuro con fiducia. Possiamo cambiare il nostro destino, evolverci ed essere liberi. In un altro antico testo buddhista tibetano, il Sutra della Luce Dorata il Buddha Sakyamuni indicò la Via aurea che conduce a una felicità e pace duratura. Solo allora i raccolti saranno perfetti, la pioggia avverrà al momento giusto, si vivrà nel benessere e in pace e gli esseri senzienti saranno liberati dai loro mali. Questo testo sacro assicura dunque la venuta di un’età d’oro! Ma quando e come? Solo in virtù di una pratica. Per citare alcuni di questi insegnamenti:

1 – Addestrandosi nella Pace interiore

2 – Studiando e realizzando le 6 virtù: generosità, moralità, meditazione, saggezza, pazienza, determinazione.

3 – Purificando il karma

4 – Addestrandosi nell’etica

5 – Educando gli esseri al bene

6 – Soccorrendo e sostenendo gli altri esseri

7 – Praticando la meditazione

8 – Praticando l’altruismo

9 – Dando rifugio agli esseri privi di dimora e ai bisognosi che non hanno rifugio

10 – Risolvendo conflitti, dispute e liti.

11 – Cibandosi con un’alimentazione sana ed equilibrata

12 – Guarendo le malattie dei migliaia di esseri afflitti

13 – Aiutando gli animali in pericolo

14 – Pronunciando i Nomi Divini!

Sono convinto che è possibile cambiare il Mondo! Per mondo non intendo solo questo pianeta, o questo universo, ci sono infiniti universi contenuti nello spazio! Mai come ora è possibile comunicare, unire i saperi, trovare le soluzioni insieme per una nuova era, un vero rinascimento! È il momento per tutti di unirsi mano nella mano e riconoscersi fratelli e sorelle di un’unica famiglia cosmica!

Domanda: Tu scrivi: “L’olismo […] considera l’uomo come corpo, mente e spirito in tutte le sue molteplici espressioni. Recuperando questa prospettiva unitaria di base possiamo accedere a una nuova coscienza dotata di ‘chiara visione'”. Come mai, secondo te, a un certo punto della storia l’uomo occidentale ha smesso di guardare alla vita in modo dualistico ed è stato sedotto dall’approccio olistico?

La parola olismo significa “tutto” e la visione olistica guarda e vede l’insieme, unisce, cerca e lavora per l’unità-nella-diversità, riguarda la trasformazione, la crescita e il ristabilimento del Tutto. Da dove veniamo? Chi siamo? Dove andiamo? Sono domande dalle quali partire per comprendere che la coscienza è l’origine della realtà. L’essere umano ha da sempre concepito il trascendente come una realtà divina fuori da sé. Studiando la storia antica del pensiero religioso si nota un dualismo di fondo che è proprio della coscienza ordinaria la quale è portata per sua naturale inclinazione a essere duale. Per millenni le credenze di tante tradizioni religiose hanno avvallato la separazione tra materia e spirito. Abbiamo così creato un Dio a nostra immagine e somiglianza!

La coscienza di sé come elemento unitario è possibile attraverso l’osservazione degli Elementi che costituiscono e forgiano l’individuo. Corpo, mente e spirito interagiscono nel determinare potenziali individuali, l’evoluzione e lo sviluppo dell’essere umano. Per far ciò è importante studiare e comprendere che la coscienza è un processo che coinvolge la consapevolezza di se stessi e il mondo, inclusi sensazioni, pensieri, sentimenti, idee, credenze, identità e visioni del mondo. Se continuiamo sulla falsa riga dell’io separato dal Tutto la ferita aperta dal divorzio con la natura diventerà infetta! La visione olistica non è altro che la visione integrale e unitaria di ciò che sul piano percettivo appare diviso. È alla nostra portata! Basta cambiare modo di pensare e agire. Siamo esseri interdipendenti e possiamo essere protagonisti del nostro destino.

Nella tua esperienza più ampia e preziosa tu trovi che il buddhismo sia effettivamente adatto agli occidentali?

Ritengo che oggi giorno sia uno degli strumenti più validi per la ricerca spirituale e da qui si spiega il grande interesse degli occidentali nei confronti di quest’antica dottrina orientale.

Il buddhismo è da considerarsi una religione o è solamente una filosofia?

La tua domanda apre un argomento ricorrente. In Occidente siamo soliti concepire la religione in termini monoteistici (tali il giudaismo, il cristianesimo e l’islamismo). Il buddhismo non nega l’esistenza di Dio o dell’anima, ma dà la sua interpretazione a tali termini. Afferma che la realtà ultima non si può descrivere, e un Dio fornito d’attributi è pur sempre un simbolo e un’immagine della realtà. Il buddhismo non ha dogmi pur avendo sviluppato un sistema di pensiero altamente spirituale. Pur avendo un insieme di dottrine caratterizzate da un rigorosa ricerca della verità non riconosce nessuna autorità per accertare il vero, tranne l’intuizione del singolo. Il Buddhismo attribuisce all’essere umano la responsabilità di raggiungere la propria salvezza. È una religione in quanto riconosce nell’uomo la capacità di riconoscere e venerare quanto egli ritiene sacro. Tuttavia nella sua dottrina non esiste un concetto di “religione” nel senso comune del termine, cioè di una sottomissione o relazione con un ente divino. La parola Sanscrita Agama è quella che meglio esprime il rapporto del fedele buddhista con il loro maestro, il Buddha. Con questa parola che significa “avvicinamento”, si intende descrivere la propensione a seguire la dottrina del Buddha e a conseguire lo stato d’illuminazione. Il buddhismo è sicuramente una filosofia morale in quanto offre delle regole di vita finalizzate alla riscoperta dell’armonia, la pace, la verità. L’aspetto religioso di tale dottrina è evidente nel rapporto devozionale che l’orientale ha con l’insegnamento del Buddha e il Sangha (la comunità monastica). Il suo sviluppo storico ha confermato la veridicità di tale dottrina e il suo alto contributo nel campo della scienza, della filosofia, della psicologia, dell’etica e dell’arte.

Come mai spesso la religione rimane un fatto culturale e formale?

Spesso ci avviciniamo a una pratica meditativa, religiosa, o spirituale con l’atteggiamento di coloro che hanno dei bisogni e che li vogliono soddisfare, dunque con un comportamento ancora consumistico per cui, sulla base di una valutazione razionale o emotiva, si usa un prodotto o l’altro, presentato da una traduzione o l’altra, e poi nel momento in cui ne siamo sazi, o, comunque, sentiamo un desiderio diverso, un bisogno di cambiamento, cambiamo. Questa forma di consumo di fatto non risolve il problema reale, in quanto non fa luce sul rapporto che noi stabiliamo fra noi e il mondo, fra noi e la pratica spirituale. Oppure tacciamo tutte le nostre insicurezze seguendo un credo e delle regole per pura convenzione sociale o in modo fideistico.

Perché la spiritualità si trasforma in un’istituzione? Diventando una religione sociale istituita, perde molta della sua potenzialità, della sua autenticità ed energia per fare i conti con tante altre cose. Allora sia nel Buddhismo che nella spiritualità in generale, è necessario trasformarla in un’istituzione?

Nel corso della storia abbiamo visto che i messaggi di qualsiasi personaggio carismatico, cioè i messaggi che effettivamente trovano ascolto e dunque diventano movimenti di piccoli o grandi gruppi, con il tempo si istituzionalizzano e molto spesso nel farlo perdono la loro freschezza originaria. Oggi giorno le religioni istituzionalizzate sono potenti e capaci di diffondere la loro dottrina a prescindere dall’interesse dell’individuo. È importante rispettare la libertà del singolo e favorire la capacità di discernimento del singolo a prescindere dalla forza dell’istituzione o del singolo individuo che dà il messaggio, perché se no si cade nella sopraffazione. Forse non è la sopraffazione, il controllo di un’istituzione ma è la sopraffazione di una personalità più forte su quella di una personalità più debole e dunque diventa anche plagio o violenza. Storicamente questo è avvenuto e sta tuttora avvenendo. Prendere in mano la propria spiritualità richiede molta maturità, molta forza e non tutti si prendono questa responsabilità, molti preferiscono delegarla a qualcun altro. Di solito i gruppi religiosi che danno molta importanza al gruppo sono quelli che riescono a fare molti proseliti. Comunemente si pensa che più una religione ha seguito e più è vera. Come dice Albert Einstein: “La religione del futuro dovrà essere una religione cosmica, che trascenda il Dio personale ed eviti dogmi e teologie. Dovrà abbracciare la sfera naturale e quella spirituale, basandosi su un senso religioso che nasca dal sentire tutte le cose naturali e spirituali come un’unità carica di senso. Il buddhismo corrisponde a questa descrizione. […] Se esiste una religione in grado di far fronte alle esigenze della scienza moderna, quella è il buddhismo”. Secondo me questo sarà possibile solo se i fedeli e i praticanti buddhisti andranno oltre l’attaccamento alla propria scuola e tradizione. A questo proposito condivido quanto ha affermato la massima autorità spirituale del buddhismo tibetano; di recente il Dalai Lama ha detto: “Sono fermamente convinto che tutti noi dobbiamo trovare una nuova spiritualità. Questo nuovo concetto dovrebbe essere elaborato insieme alle religioni, in modo che tutte le persone possano aderirvi. Abbiamo bisogno di un nuovo concetto, di una spiritualità secolare, e dovremmo divulgarlo con l’aiuto degli scienziati. Questa idea ci porterà alla creazione di ciò che tutti noi stiamo cercando: una nuova morale”.

Sono convinto che vedremo la strada per un nuovo approccio alla vita solo con profonda umiltà.

Meta del buddhismo è il Nirvana, da molti scambiato per totale annichilimento dell’essere. Bisogna riconoscere che per noi occidentali è un concetto difficile da comprendere, tanto quanto la visione buddhista del desiderio. Proviamo a spiegarli meglio?

Il termine Nirvana è della lingua sanscrita (in Pali nibbana) e significa “spegnere una fiamma con un soffio” e si riferisce alla libertà dall’arsura, il fuoco del desiderio e dell’attaccamento, dell’avversione e della stupidità.

Uno degli insegnamenti delle dottrine orientali è l’accettazione che la vita non è mai stasi, ma continuo fluire e movimento. Quale simbolo sceglieresti per il cambiamento?

Sceglierei il cerchio, e il termine sanscrito cakra che letteralmente significa “ruota”, “ciclo”. La sua figura è simbolo di inizio e fine, ritorno, percorso, perfezione!

Vuoi lasciare un messaggio ai tuoi lettori?

Una delle scissioni più frequenti, frutto anche di un certo tipo di condizionamento educativo, è quella tra corpo e mente e un’ancora più grave, che è conseguente a questa prima scissione, è quella fra mente e spirito.

Oggigiorno queste scissioni sono presenti nella nostra psiche e conseguentemente sono presenti nel nostro corpo come somatizzazioni di malesseri fisici, perché effettivamente ci siamo allontanati dalla nostra Madre Terra, perché non abbiamo riconosciuto nel nostro corpo fisico gli stessi elementi presenti nell’habitat in cui noi abitiamo. Secondo l’analisi buddhista si prende in esame prima di tutto il nostro corpo, la nostra forma fisica, e si riconosce in esso la presenza di quattro elementi: questi sono Terra, Acqua, Aria e Fuoco; l’insieme di questi elementi costituisce la forma e all’interno della forma c’è anche lo Spazio, basti pensare allo spazio nel nostro stomaco quando siamo a digiuno, o nei nostri polmoni, e così via.

Lo Spazio, per definizione, è assenza di materia, dunque noi siamo un insieme di materia, di forma e di vuoto; questo già sul piano fisico. Questa stessa composizione è alla base di qualsiasi oggetto, di qualsiasi creatura; riconoscere questo comune denominatore ci permette di avere un contatto con gli oggetti, e, ancor di più, con gli esseri viventi, tale da capire che non sono diversi da noi; quando noi riconosciamo che gli oggetti non sono poi così diversi da noi, se non per il fatto che hanno una frequenza energetica diversa e dunque un livello di coscienza diverso gli uni dagli altri, vediamo che questi oggetti, o questi esseri senzienti, sono fatti della stessa pasta. È un po’ come riconoscere che i biscotti che ci troviamo davanti in un piatto d’argento, di diverse forme, sono fatti dello stesso impasto, pur avendo diverse forme.

Se noi avessimo compreso questo, nell’arco della storia, non avremmo fatto tanta distinzione tra bianchi, neri, gialli, e così via, mentre vedete come, in virtù di un’ignoranza di fondo, noi abbiamo fatto di un pregiudizio, di una falsa valutazione del valore di un essere sulla base di un fatto genetico ed esteriore motivo di discriminazione, con tutto il malessere e il male che ne é stato generato, perché abbiamo dimenticato questo essenziale insegnamento.

Che cosa dire del male che abbiamo fatto al nostro pianeta Terra? Ci siamo dimenticati che la Terra va rispettata, non può essere sfruttata. Le stesse fonti, i nostri mari, l’aria, le acque di questo pianeta vanno onorati. Pensate all’inquinamento che ormai è così dilagante e che per alcuni versi è un problema irrimediabile. Tutto ciò è risultato di una dissociazione dal nostro corpo fisico in quanto questo corpo fisico non ha compreso la sua relazione e il comune denominatore con gli altri corpi fisici. Questa relazione e il corretto modo di porsi con se stessi e con gli altri è possibile solo in virtù di una presa di coscienza, di una maggiore consapevolezza di sé che ci permette di riconoscerci come parte del Tutto e come specchi, l’uno dell’altro, perché in ogni piccola cosa è contenuto l’Universo. Ciò significa che siamo tutti in relazione, siamo tutti interconnessi, l’interdipendenza è la legge che regola ogni cosa.

Il mio messaggio è comune all’aspirazione profonda di tutti gli esseri: amarsi, essere amato, amare.