Intervista a Gipsy Eagle

Categoria: Le interviste dell'editore 

Gipsy Eagle, il tuo libro Psichedelia. Un ponte verso l’infinità ha suscitato molto scalpore tra il pubblico e i critici. Un libro come il tuo, che affronta l’argomento delle sostanze allucinogene con trasparenza e un importante invito alla riflessione, è cosa rara, se non unica, nel panorama letterario italiano. Il nostro clima culturale sembra ancora restio ad affrontare uno studio serio ma accattivante di sostanze che non solo si rivelano utili in campo medico, ma potrebbero aprire nuovi orizzonti nell’integrazione della coscienza umana. Come mai, quindi, hai deciso di scrivere questo saggio, sapendo che saresti andato incontro a prese di posizione per lo più ostili (Est)?

Semplicemente perché mi sembrava non solo giusto ma anche doveroso: è una questione di coscienza personale.

Mai come ora, infatti, l’umanità si è trovata di fronte a problematiche così complesse, difficili e ardue, tali da rendere – nel caso di grossolani errori compiuti oggi – tremendamente drammatico il futuro prossimo venturo.

Quest’ultima considerazione – anche se gli attuali “potenti” tutti tesi a difendere i privilegi che gli derivano dall’attuale “status quo”, tentano di ammaliarci con la visione di un futuro tutto rose e fiori – è facilmente condivisibile: basta aprire un qualsiasi quotidiano per rendersene conto.
Detto ciò, è stato assolutamente consequenziale proporre alla ricerca scientifica il riprendere in esame lo studio di sostanze che, per decine di millenni sono state considerate dai “saggi” come la Grande Medicina cui ricorrere quando le normali cognizioni non erano più sufficienti: ovverosia un dono offerto direttamente dalla Natura per porre rimedio là dove i normali mezzi non dovessero risultare risolutivi ed esaustivi.

Nonostante ciò, accade che al solo citare il termine “Psichedelico” si suscitino risposte istericamente irose e negative come se si parlasse di cocaina, eroina o crack…
Ciò accade sia per cattiva informazione e sia per ideologie preconcette; ma anche perché, nonostante le nostre presunzioni, non siamo esseri compiutamente razionali: potenti input emozionali determinano le nostre azioni molto più di quello che comunemente riteniamo… i vari fondamentalismi religiosi e/o politici, ad esempio, sono evidenze macroscopiche.
Certo è duro andar controcorrente, sono duri l’emarginazione e l’isolamento che ne conseguono; ma se non procedessi in questo sentiero perderei il rispetto di me stesso … e questa, nonostante il prezzo che si è costretti a pagare, sarebbe una delle peggiori disgrazie che possa accadere nella già travagliata vicenda umana.

Nel tuo libro leggiamo: “Vivere preparandosi a morire è la più elevata forma di saggezza a cui possa pervenire l’intelletto umano”. Eppure l’uomo continua a cercare l’eterna giovinezza e a soffocare la coscienza della morte. Tu sei uno sciamano. In che modo l’uomo “comune” può prepararsi a morire (Sud)?“Vivere preparandosi a morire è la più elevata forma di saggezza…”

Di certo, non sono il primo a pronunciare tali parole: la realtà è che sono semplicemente seduto sulle spalle dei giganti che mi hanno preceduto… Platone, ad esempio, tanto per citare un nome fra tutti.
Nello specifico, lo sciamanesimo considera la meditazione sulla morte il fulcro di ogni saggezza.
Tuttavia l’attuale umanità mostra una gigantesca repulsione al solo considerare l’inevitabile “Transire”.
Questo accade perché insuperbiti dal progresso tecnologico – che per altro consiste essenzialmente nella somma delle esperienze compiute nello scorrere delle generazioni e quindi non imputabili alle sole nostre capacità – abbiamo perso il contatto con ciò che “È”. Siamo come bambini capricciosi, sempre pronti a imporre il nostro volere… completamente incuranti della realtà.
Stiamo producendo disvalori a valanga, che ci distolgono dalla percezione diretta dell’Arcana Infinità; ma, sia a livello individuale che a quello collettivo, finiremo inevitabilmente per pagare un prezzo amaro per questa disconnessione con il “Tutto”… e tale prezzo sarà direttamente proporzionato all’entità della frattura creata fra noi e ciò che “È”.

Per quanto poi riguarda la preparazione al “Transire”, ogni forma di autentica saggezza ha sviluppato peculiari prassi per armonizzare con il grande passaggio: ognuno scelga quella che ritiene più congeniale e appropriata.

Comunque sia, il primo passo è appunto nel prendere realmente atto dell’inevitabile fine. In tal modo, un’infinità di superflui disvalori, che normalmente ci offuscano il ben dell’intelletto, verrebbe così a cadere riaprendoci a una più corretta visione delle cose tutte.

Quale forza, o energia, pensi ti abbia attratto al mondo dello sciamanesimo segnando la svolta della tua vita (Ovest)?

È stata una forza innata a spingermi verso il sentiero dello sciamanesimo.
Non è vero che nasciamo come “carta bianca”: ognuno di noi ha un karma ben preciso da esplicitare.
Mi rendo conto che questa affermazione potrà suscitare molte perplessità; ma per me è avvertita come un’assoluta certezza… anche se, mi rendo conto, l’Arcana Infinità, da cui tutti pur proveniamo, è, per sua stessa natura, assolutamente inesplicabile: nel migliore dei casi, la si può solamente percepire.
Il difficile è stato rendere intellegibile ciò che mi pulsava dentro (specie in un sociale indirizzato verso tutt’altro ) e, soprattutto, il realizzarlo: interi decenni passati al di fuori di ogni sicurezza e da ogni normalità.
Ma questo era ed è la via che l’Arcana Infinità mi ha indicato e, se vogliamo, l’unico mio pregio è stato quello di accettarla incamminandomi, nonostante tutto, nel sentiero indicato.

Oltre a scrivere, sei autore di bellissime opere d’arte quali i transmandala (per informazioni, visitare il sito http://www.transmandala.it/) e “guerriero di saggezza”. I transmandala sono una delle tue armi? E se sì, a quale arma li paragoneresti (Nord)?

Non riesco proprio a considerare i Transmandala come “armi”, né simbolicamente e né ritualmente.
Li considero, piuttosto, come strumenti: supporti evocativi finalizzati ad armonizzare l’intelletto verso gli Archetipi, prime e dirette manifestazioni dell’Arcana Infinità.


Risposte di Gipsy Eagle alle domande dei nostri Lettori

Un nostro amico di Facebook: Ho letto il libro alcuni mesi fà mentre stavo inoltrando la mia ricerca nello sciamanesimo e in particolare il rapporto tra lo sciamano e le droghe, mi sono imbattuto nel libro e subito mi sono sentito in sintonia con quello che dice, era quello che stavo cercando, più o meno…ora volevo capire… ad oggi comè tale rapporto, sia per gipsy che per lo sciamanesimo in generale.

Gipsy Eagle: Per lo sciamanesimo, nella giusta e reiterata preparazione, nel giusto intento e nelle giuste modalità, le “piante di potere” sono degli alleati che permettono di entrare in spazi normalmente inaccessibili: detta in altri termini, sono dei catalizzatori delle facoltà intellettive.

Tuttavia bisogna fare molta attenzione:

1) Per uno Shaman, una pianta di potere è un’entità sacra ma, alla faccia delle libertà religiose, queste sono considerate illegali e quindi si possono rischiare anni di galera per il loro utilizzo.

2) L’approccio con una pianta di potere, proprio in quanto tale, è praticabile solo nel pieno rispetto della stessa: con la corretta cognizione e ritualità; altrimenti è come prendere una ferrari senza saper guidare: ci si può far molto male.

Ed infine, ogni verbalizzazione è sempre una descrizione della Realtà e mai la realtà stessa.

Buon sentiero

Una nostra amica di Facebook: Ho letto il libro che mi ha intrigata molto, in maniera particolare tutta la parte dedicata ai misteri inziatici come quelli eleusini, davvero affascinante, colta e ben documentata! Alla luce della disamina delle culture del passato, così propense alla conoscenza di ciò che era oltre l’immediatamente percepibile, cosa, secondo l’autore, spaventa l’uomo di oggi impedendogli di sperimentare quelle stesse vie? grazie

Gipsy Eagle: Domanda più complessa di quello che può apparire, che avrebbe bisogno di argomentazioni ben più lunghe di quelle che posso offrire in poche righe. Tuttavia si può dire che sono state le stesse vicende storiche a modificare valori e prospettive in modo così radicale d’annichilire l’innata pulsione verso il Sé.

Un nostro amico di Facebook: Un’ultima nota, come mai nella bibliografia non è presente il testo di Mircea Eliade Lo sciamanismo, essendo un testo di base per chi affronta queste tematiche.

Gipsy Eagle: Perché, con tutto il rispetto dovuto ad uno dei più grandi studiosi di storia delle religioni, quel monumentale testo “oggi” mi appare non solo didascalico ma anche fuorviante: ci aiuta ben poco conoscere le nenie di uno sciamano buriato o come metteva il mignolo sinistro quello tunguso durante i suoi riti.

Nel redigere Psichedelia’ fra le tante, ho tentato di depurare il senso stesso dello sciamanesimo da tutte le scorie tribali che si sono accumulate nei millenni per motivi storici, etnici, culturali e geografici; tentando di riportarlo al suo nucleo fondamentale: il padroneggiamento dello stato di transe consapevole.

Per sua stessa natura, infatti, lo sciamenesimo non ha né credo né ideologie: è una prassi capace di mettere in grado il perseverante praticante di “percepire” ciò che è.

Questa è la mia opinione.

Buon sentiero.